Questa culla automatica è AGGHIACCIANTE. E ha pure preso un premio. E con sgomento e autentico orrore ho visto in rete decine di video come questo. Qualche riflessione “a caldo”.
Quando un bambino piange fino a sfinirsi e a sfinire i genitori, beh, un motivo ce l’ha. Può essere un disagio di tipo fisico, emotivo o entrambi, il bisogno di essere contenuto e consolato, il bisogno di contatto, calore, amore, di sentirsi protetto e accolto, il bisogno di essere tenuto in braccio.
Ma c’è un problema: non potendo ancora parlare, non può esprimere chiaramente i propri bisogni. Può solo piangere. E lo fa. Il problema dell’adulto quindi non è trovare un modo di far smettere di piangere il bambino, semmai trovare il modo di “sintonizzarsi” con lui per comprendere i suoi bisogni.
Certamente l’impresa non è sempre facile, soprattutto perché ci siamo irrimediabilmente allontanati dal contatto con la Natura, con noi stessi, con il nostro corpo e con i nostri simili. Abbiamo dato e continuiamo a dare (ahimè) grande importanza a tutto ciò che è razionale, dimostrabile, concreto, visibile, a discapito del sentire, delle sensazioni, dell’intuito, della comunicazione tra esseri viventi che avviene sui canali non verbali. Per cui oggi se una cosa non è dimostrabile e visibile, non esiste. Ma non è così.
Ho aiutato tanti genitori a fidarsi di ciò che sentivano, nel contatto con il loro bambino, per comprendere quale fosse il suo bisogno. E questa è l’unica via. Non ce ne sono altre. Contatto e ascolto, di sé e dell’altro. E quello che mi colpisce sempre nel lavoro con i genitori è che quasi si vergognano a dire “veramente, io ho avuto la sensazione che…”, perché il mondo in cui viviamo guarda con sospetto tutto ciò che non può spiegare. Quindi, a tutti i genitori mi sento di dire: fidatevi di ciò che sentite. Sempre. E non mettete mai la tecnologia tra voi e il vostro bambino. Semmai chiedetevi cosa c’è che non sta andando per il verso giusto e se non riuscite a trovare da soli la risposta, chiedete l’aiuto di un professionista. L’offerta, per fortuna, è molto ampia.
Un’ultima riflessione: nel video, il bambino viene letteralmente immobilizzato!!! Sì sì, certo, per motivi di sicurezza. O forse no? Io non ho veramente parole… come si può pensare una cosa così atroce? Facciamo un esempio. Vi trovate da soli presso un popolo che non parla la vostra lingua e che oltretutto non comprende la gestualità. A volte vi guardano con sospetto perché non vi capiscono, ma si prendono comunque cura di voi. Però, voi non potete comunicare i vostri bisogni. Parlate, gridate, piangete in continuazione, senza sosta e senza rinunciare, ma niente. Questo strano popolo non capisce. E allora che fa? Invece di sforzarsi di comprendere i vostri bisogni, cerca di farvi smettere di fare tutto questo baccano. Come? Vi immobilizza, vi lega e vi stordisce con un movimento che sì ha effetti rilassanti, ma è fatto da una macchina. Senza amore. E soprattutto non è ciò che voi desideravate. Piacevole no?
Infine, certamente, tenere il bambino fermo e “imbozzolato” come in un sacco a pelo simula il contenimento dell’abbraccio dei genitori. Ma appunto è una simulazione. Forse c’è la sensazione del contenimento, ma senza il calore dell’abbraccio e con la sensazione di essere immobilizzato e costretto a stare fermo contro la sua volontà. Se qualcuno vi lega e vi impedisce di muovervi, qual è la vostra reazione? Vi sentite frustrati? Arrabbiati? Ecco.
Continuiamo a frustrare il naturale bisogno di contatto dell’essere umano – fin da quando è bambino – e cresceremo delle generazioni di persone sempre più arrabbiate e distruttive.