Il periodo successivo alla nascita di un figlio, soprattutto il primo, è un periodo molto delicato e importante. I genitori devono fare i conti con il “bambino reale” e si trovano alle prese con tanti cambiamenti, hanno meno tempo per sé, sono più stanchi se il bambino piange la notte, devono imparare anche le cose più semplici come cambiare un pannolino e, soprattutto, devono imparare a comprendere e decodificare i segnali e il linguaggio del loro cucciolo.

E, se si trovano soli e senza supporto, possono vivere la paura di non essere in grado di prendersi cura di lui, perché spesso il messaggio “sociale” è che, una volta messo al mondo un bambino, il più è fatto e si presuppone che da quel momento in poi due persone possano diventare automaticamente genitori, imparando a svolgere in poche ore la propria differente funzione.

Ma non è così. Come non è naturale che un bambino abbia problemi con l’alimentazione e la regolazione del sonno o che trascorra le sue giornate a piangere.

In queste situazioni, spesso la coppia ha difficoltà a chiedere un sostegno, perché teme di essere giudicata e rimanda, sperando che con il tempo le cose migliorino. Passano gli anni, anche due o tre, ma il tempo non mette le cose a posto, anzi, consente alle dinamiche relazionali della triade genitori-figlio di strutturarsi più fortemente e di cronicizzarsi, generando sempre maggiore stresstensioniincomprensioni e difficoltà in tutti i componenti del nucleo familiare.

Se riconosci la tua situazione familiare e tuo figlio in questa breve descrizione, vuol dire che tuo figlio è sano e sta esprimendo dei bisogni che chiedono solo di essere compresi, accolti e soddisfatti!

Per questo è importante che la coppia chieda un sostegno appena legge i segnali di qualcosa che “scricchiola”, perché prima lo fa, prima potrà ritrovare serenità, equilibrio e potrà iniziare a godersi la gioia del proprio bambino e dell’essere finalmente in tre.

Supportati adeguatamente e senza giudizio sulla loro capacità di essere dei “buoni genitori”, accompagnati nella scoperta di questa nuova relazione “in tre”, accolti nelle loro umane e comprensibili difficoltàsostenuti nella costruzione di un nuovo contatto tra di loro e con il figlio, i genitori possono imparare a “sentire” le esigenze e i bisogni del bambino e, fidandosi di ciò che sentono, a entrare in sintonia con lui, sostenendo così la sua naturale capacità di autoregolazione.